Per arte transitiva si intende quella attività che si performa attraverso la relazione e la creazione fra più soggetti in uno specifico ambiente sociale, per questo non si propongono spettacoli ma dispositivi siano essi comunitari, partecipatori, esperienziali, immersivi prossemici, sensoriali, oracolari, relazionali, e soprattutto popolari… I dispositivi sono opere uniche, irripetibili, dove sono essenziali la risonanza spirituale e l’energia, senza nessuna enfasi sulla perizia, un’immedesimazione istantanea e totale che vive in uno stato di presenza trascendendo ogni illusione qualitativa. La poetica dei dispositivi scaturisce dal benessere che sostituisce la fruizione estetica, con l’effetto potenziale che, dal benestare, il bello si propaghi nell’esistenza. Tutto questo ha radici lontane fino negli archetipi dell’essere umano ed oggi noi partecipiamo l’essere Epiteatro come parte di “una generazione che cerca una crescita organica, dove vale il processo e non il prodotto, dove si cerca di trasformare le persone in artisti, dove si sostiene chi vuole esprimere i propri sentimenti, dove l’arte è rituale e si danza tutta la notte…”. (Richard Schechner)