Epiteatro è un aggregato, a volte un coagulo, di persone che attuano dispositivi teatrali in forma di arte transitiva.
Caterina Palmucci
Da giovane volevo cambiare il mondo, volevo viaggiare, volevo studiare tutto. Alla fine ho scelto sociologia affascinata dai fenomeni culturali, dai miti, archetipi, dalla storia sociale. Appena laureata finalmente partì, era il 1999, in Kossovo ormai da due anni, lavoravo per un progetto di cooperazione internazionale per la ricostruzione post conflitto. Mi occupavo di fare una mappatura delle potenzialità di riconversione economica del territorio; incontravo tutti i giorni tante famiglie, persone, villaggi disastrati, cani randagi e mi chiedevo che senso avesse quello che stavo facendo. Passavano i giorni e finiva sempre che mi trattenevo nelle case a chiedere di insegnarmi i loro canti tradizionali, le loro danze. Arrivai ad una conclusione morale del mio disagio e lasciai il lavoro. Tornai in Italia delusa, ma avevo fatto una grande scoperta: l’amore per le arti popolari. Prima di partire avevo iniziato a fare teatro partecipando ad un progetto con Giorgio Degasperi, conobbi la sua ricerca sull’arte transitiva, partecipata, popolare, rituale. Era un perfetto connubio tra la mia passione per le comunità e le arti popolari. Abbiamo lavorato assieme per tanti anni in contesti comunitari di ogni tipo, una immersione totale. Poi figli, l’autoproduzione agricola, il progetto di recupero di tradizioni rurali, lo studio dello shiatsu e della danza sensibile, il gruppo di canti popolari dal mondo. Da pochi anni sono approdata all’educazione in un progetto che utilizza il fare, la gioia, la comunità, il rito per arrivare all’apprendimento. Ho capito che per cambiare il mondo bisogna iniziare dai semi.
Giorgio Degasperi
Ho sessant’anni alle spalle e mi vien un po’ da sorridere…, posso, in sintesi condividere con voi che se il teatro è stato il tema della mia vita, è vero anche che dire solo teatro è come dire tutto e niente, allora mi prendo due righe per spiegare che nel teatro mi sono impegnato nella sua dimensione più rituale, comunitaria e votata alla partecipazione. Gli ambienti in cui meglio sono riuscito a portare questo approccio sono stati sicuramente quelli popolari, contesti poco avvezzi al teatro d’arte, sia esso classico o di ricerca, ma con una grande carica creativa. Un teatro che, con un po’ di presunzione, posso descrivere come una commedia dell’arte postmoderna. E questa arte postmoderna, sempre con la presunzione di cui sopra, la chiamo transitiva. A compendio di questa mia tensione al teatro in chiave transitiva va aggiunta, negli ultimi anni, anche quella dedicata ad approfondire i temi legati allo Sviluppo di Comunità e alla Facilitazione di ispirazione sistemica per i quali ho frequentato corsi e scuole, cercando, per finire, ulteriori stimoli anche nello Psicodramma e nella Psicosintesi. Sono ancora curioso e capace di mettere a dura prova con una sana autocritica i risultati raggiunti e mi piace raccontarmi come un cinico affettuoso.
Anna Lisa Cantelmi
La mia esperienza come Erborista ,inizia circa trentatrè anni fa, ed è sicuramente una esperienza senza tempo. E’ ciò che sono e non ciò che faccio.
Qualcosa che come un dono, è arrivato, ed io l’ho accolto e meticolosamente coltivato, conservato e nutrito con uno scambio reciproco quasi scontato. Così adesso è imprescindibile dalla mia persona, anche se con il passare del tempo , questa “essenza” si è andata trasformando. Negli anni passati , partendo dal 1991, ha acquisito l’aspetto della “bottega”, come quelle di una volta in cui si andava ad imparare un mestiere. Anche io ho iniziato ad imparare questa arte con un altro Erborista. Poi l’occasione di rilevare la sua attività che ho gestito nella maniera più tradizionale possibile con erbe sfuse, tinture madri, unguenti, alimentazione macrobiotica e biologica e cosmetica naturale; un piccolo scrigno di negozio di 11 metri quadrati, per quasi 20 anni.
Anni in cui tutto era formazione, scoperta, sperimentazione ed apprendimento. Anni in cui scrivevo articoli, partecipavo a convegni e scrivevo libri. Anni di viaggi per studiare l’Etnomedicina e il curanderismo. Anni di partecipazione a differenti rituali di guarigione e scoperte sull’uso di varie piante e pratiche nei popoli . Anni di incontri con uomini e donne che “curano” . Il sapere delle erbe è intrisa di questi aspetti che oscillano nella loro presenza relativamente ai luoghi, alle circostanze e al tempo. Poi ho deciso di trasformare di nuovo la pratica della mia arte, “chiudendo bottega” ed iniziando un viaggio attraverso il luogo del teatro rituale partecipatorio e l’arte transitiva insieme a Giorgio Degasperi , dove con temerarietà ho cercato di riversare tutto il mio bagaglio, attraversando paesi e luoghi in lungo e largo. Ora sono tornata alle mie montagne. Cammino, respiro, racconto e raccolgo erbe spontanee , ne faccio tisane, preparati galenici e ricette gastronomiche, applicando tutte le forme di pratica che ho imparato. Il sapere delle piante e l’arte transitiva sono parte dello stesso alambicco di distillazione che con misterica alchimia stilla nuove pratiche, nuovi dispositivi, nuova visione; per dar vita e forma a qualcosa che continuamente mi sorprende.
per chi vorrebbe costruire con noi un percorso artistico comune e interpretare i dispositivi
per chi vorrebbe costruire con noi un percorso artistico comune e interpretare i dispositivi